Forse non vi sembrerà una notizia sapere che oggi nel nostro Bel Paese il 72% degli abitanti vive nelle città e che in Francia, Inghilterra e Spagna, così come in tutti gli Stati Uniti, questa percentuale supera abbondantemente l'ottanta per cento.
Ma forse la notizia è che da quando di sta concentrando nelle città la specie umana ha imboccato una strada nuova, una rivoluzione nei comportamenti che trova paragone soltanto alla fase storica precedente al neolitico in cui da cacciatori-raccoglitori divenimmo agricoltori.
da specie generalista a specie specialista.
Fino a pochi decenni fa (non secoli o millenni) una delle caratteristiche tipiche dei Sapiens era quella di saper colonizzare qualunque ambiente, dalla campagna alla montagna, dal deserto alle colline, ma ormai dagli inizi del secolo XX ad oggi, la nostra capacità di ambientarci ovunque sta velocemente scomparendo a favore di una concentrazione degli individui all'interno delle città.
Si tratta di un cambiamento talmente enorme da comportare enormi conseguenze sulla nostra evoluzione.
Dal punto di vista scientifico si dice che da specie generalista, ovvero capace di prosperare in ogni ambiente, il genere umano si sta velocemente trasformando in specie specialista. Sta a significare che ci stiamo abituando ad un ambiente caratterizzato, come quello urbano, da alte temperature, mancanza di vegetazione, alta impermeabilità dei suoli, inquinamento dell'aria e dell'acqua ed alta densità abitativa.
I LIMITI AMBIENTALI
Le aree del pianeta coperte dai ghiacci rappresentano circa il 10% delle terre emerse, il 19% è rappresentato da deserti e terre sterili, il 50% è utilizzato a scopo agricolo. Ma andando nello specifico di questa grande area agricola più del 77% è destinata all'allevamento del bestiame e solamente il restante 23% alla produzione vegetale. In pratica negli ultimi tre secoli abbiamo tagliato 1 miliardo e 800 milioni di ettari di foresta per far spazio a sconfinate superfici zootecniche di cui non avremmo in realtà alcun bisogno.
Tutto questo per dire che oggi i dati testimoniano che oltre il 70% di consumo di energia ed il 75% del consumo mondiale di risorse naturali sono a carico delle città.
Ma per noi Sapiens, come per tutte le altre specie viventi, vi sono dei limiti ambientali entro cui poter vivere e nonostante gli enormi progressi tecnologici questi limiti continuano ad esistere ed a comprimersi. Fra questi l'intervallo di temperatura nel quale resta possibile la nostra sopravvivenza è invalicabile, ma questo intervallo di temperatura si sta modificando a velocità mai viste prima, in particolare all'interno delle città e delle metropoli dove la mancanza di vegetazione, l'alta impermeabilità dei suoli, l'inquinamento dell'aria e dell'acqua abbinate all'alta densità abitativa ne accelerano drammaticamente l'effetto.
Senza farci illudere da scriteriati progetti consumistici di crescita infinita teniamo chiaro che la migliore via per uscire al più presto dal problema è una sola: piantare piante, piantare ovunque piante, soprattutto nelle città del presente e del futuro.
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